Contro il metodo by Paul K. Feyerabend & Silvia Tossut

Contro il metodo by Paul K. Feyerabend & Silvia Tossut

autore:Paul K. Feyerabend & Silvia Tossut [Feyerabend, Paul K. & Tossut, Silvia]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Feltrinelli Editore
pubblicato: 2024-04-16T00:00:00+00:00


* Citiamo l’Iliade di Omero nell’ed. a cura di M.G. Ciani ed E. Avezzù, versione di M.G. Ciani, utet, Torino 1998, pp. 467 e 469. [N.d.T.]

* Per ragioni di uniformità, citiamo con piccole variazioni la tr. it. di A. Pasquinelli, I Presocratici. Frammenti e testimonianze, i, Einaudi, Torino 1976 [1958], p. 184. [N.d.T.]

Appendice 2

Whorf parla di “idee”, non di “eventi” o di “fatti”, e non è del tutto chiaro se approverebbe o meno il mio tentativo di estendere le sue concezioni. Da un lato egli dice che “il tempo, la velocità e la materia non sono essenziali alla costruzione di un quadro coerente dell’universo”1 e afferma che “sezioniamo la natura, la organizziamo in concetti e le diamo determinati significati, in larga misura perché siamo partecipi di un accordo per organizzarla in questo modo”.2 Ciò parrebbe implicare che linguaggi molto diversi assumono non solo idee diverse per ordinare gli stessi fatti, ma che assumono proprio fatti diversi. Il “principio di relatività linguistica” sembra puntare nella stessa direzione. Esso dice “in parole povere che gli utenti di grammatiche profondamente diverse sono indirizzati dalle loro grammatiche verso tipi di osservazioni diversi e valutazioni diverse di atti di osservazione esternamente simili, e non sono quindi equivalenti in quanto osservatori, ma devono arrivare a visioni del mondo in qualche modo differenti”.3 Ma le “formulazioni più rigorose”4 del principio contengono già un elemento diverso, poiché qui ci vien detto che “differenti osservatori non sono portati dagli stessi fatti fisici alla stessa immagine dell’universo, a meno che i loro retroterra linguistici non siano simili, o non possano essere in qualche modo tarati”5 ; il che può significare o che osservatori che usano linguaggi molto diversi postuleranno fatti diversi nelle medesime circostanze fisiche nello stesso mondo fisico, o che organizzeranno fatti simili in modi diversi. La seconda interpretazione trova un qualche sostegno negli esempi presentati in cui si dice che diversi elementi isolati di significato in inglese e in shawnee sono “usati … nel descrivere la stessa esperienza”6 e dove leggiamo che “le lingue classificano in modo diverso gli elementi di esperienza”7 ; l’esperienza viene intesa come un serbatoio uniforme di fatti che vengono classificati in maniera differente da lingue differenti. Questa concezione trova ulteriore sostegno nella descrizione che Whorf fa del passaggio dalla spiegazione dei fenomeni barometrici fondata sullo horror vacui alla teoria moderna: “Se una volta queste risposte [Perché l’acqua sale in una pompa? Perché la natura rifugge dal vuoto] sembravano soddisfacenti e logiche, mentre oggi sembrano caratteristiche peculiari di un gergo particolare, il cambiamento non si è verificato perché la scienza ha scoperto nuovi fatti, ma solo perché ha adottato nuove formulazioni linguistiche dei vecchi fatti, e oggi che ci siamo abituati alla nuova lingua certi fatti della vecchia non ci vincolano più”.8 Tuttavia, reputo secondari questi enunciati più conservatori, se confrontati con la grande influenza attribuita alle categorizzazioni grammaticali e in particolare ai “sistemi di relazioni” latenti di una lingua.9

Whorf e i suoi seguaci considerano il linguaggio il principale e forse l’unico “modellatore di eventi”.



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